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letteratura inglese

Sacks, “L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello”

OLIVER SACKS – “L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello” – Adelphi

“Sono un appassionato lettore di storie cliniche, ma non ho mai letto dei racconti psicologici così intensi come quelli narrati da Oliver Sacks nell’Uomo che scambiò sua moglie per un cappello. E’ un libro che vorrei consigliare a tutti: medici e malati, lettori di romanzi e di poesia, cultori di psicologia e di metafisica, vagabondi e sedentari, realisti e fantastici. La prima musa di Sacks è la meraviglia per la molteplicità dell’universo”. (Pietro Citati)

Oliver Sacks è nato a Londra il 9 luglio l933. Dopo aver conseguito la laurea in medicina alla St. Paul’s School di Londra e la specializzazione in neurologia al Queen’s College di Oxford, si è trasferito a New York, dove si è dedicato al lavoro clinico, occupandosi soprattutto di pazienti sofferenti di emicrania cronica e di parkinsonismo postencefalico. Membro dal l974 dell’Associazione Gilles de la Tourette, ha lavorato fino al l992, prima come assistente, poi come professore di neurologia clinica presso l’Albert Einstein College of Medicine di New York. Questo libro presenta una raccolta di 24 casi clinici, che sono narrati come semplici storie di persone “particolari”, descritte con un tono romanzesco non meno importante di quello scientifico. Sono 24 testimonianze della condizione umana più fragile, che è quella della sofferenza. Sacks fa parlare la malattia, vivendola ogni volta in tutta la sua pena, racconta il dramma, ponendo però in risalto anche i vantaggi e le peculiarità in positivo di ogni singola esperienza, attraverso un processo di convivenza con il disagio. Ogni caso è portatore di una particolarità congenita o acquisita del sistema nervoso e sia che ci parli di sindrome di Korsakov, o di morbo di Parkinson, di epilessia, di afasia, della sindrome di Tourette, di insufficienza mentale, di autismo, lo specialista inglese lo fa con grande competenza professionale e umanità, oltre che con abilità e sensibilità di narratore, teso a cogliere le più sottili sfumature della personalità di ogni individuo.Infatti, Oliver Sacks è un neurologo, ma è anche uno scrittore con il quale il lettore stabilisce subito un rapporto di affezione, come fosse il medico che tutti hanno sognato e mai incontrato, un uomo che appartiene insieme alla scienza e alla malattia, che sa far parlare la malattia, che la vive ogni volta in tutta la sua pena e però ha la capacità di trasformarla in un “intrattenimento da Mille e una notte”. Questo libro, che si presenta come una serie di casi clinici, è un frammento di tale intrattenimento. Nella maggior parte, questi casi – ma Sacks li chiama anche “storie o fiabe” – fanno parte dell’esperienza dell’autore. Così, un giorno, Sacks si è trovato dinanzi “l’uomo che scambiò sua moglie per un cappello” e “il marinaio perduto”. Si presentavano come persone normali, ma in questi esseri si apriva una voragine invisibile: avevano perduto un pezzo della vita, qualcosa di costitutivo del ‘sé’. Il musicista carezza distrattamente i parchimetri credendo che siano teste di bambini. Il marinaio non può neppure essere ipnotizzato perché non ricorda le parole dette dall’ipnotizzatore un attimo prima. Che cosa vive, se non sa nulla di ciò che ha appena vissuto? Rispetto alla normalità, che è troppo complessa per essere capita, e tende a opacizzarsi nell’esperienza comune, tutti i “deficit” o gli eccessi di funzione, come li chiama la neurologia, sono squarci di luce, improvvisa trasparenza di processi che si tessono nel “telaio incantato” del cervello. Sacks è il mago benefico che le riscatta, e per pura capacità d’identificazione con la sofferenza, con la turba, con la perdita o l’irrefrenabile sovrabbondanza, riesce a ristabilire un contatto, spesso labile, delicatissimo, sempre prezioso per i pazienti e per noi, con mondi remoti e altrimenti muti.“Le fiabe classiche hanno figure archetipiche: eroi, vittime, martiri, guerrieri. I pazienti neurologici sono tutte queste figure e nelle strane storie che qui si raccontano sono anche qualcosa di più. In quale categoria collocheremo, in questi termini mitici o metaforici, il marinaio perduto, o le altre strane figure di questo libro?Possiamo vederle come viaggiatori diretti verso terre inimmaginabili, terre di cui altrimenti non avremmo idea, che non potremmo raffigurarci”. (Oliver Sacks)

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