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letteratura italiana

Pizzuto, “Si riparano bambole”

ANTONIO PIZZUTO – “Si riparano bambole” – Bompiani

Inattesa lettrice per cui Pizzuto non ha scritto, io non lo scorderò facilmente, per parafrasare una sua frase riportata da Domenico Pinto nella Postfazione ad un libro di Arno Schmidt, a testimonianza, tra l’altro, di quanto varie e inaspettate e imprevedibili siano le strade che si aprono davanti a un lettore, quando ha la fortuna di incappare in un libro che appare a lui necessario e dal quale non potrà più prescindere nella scelta delle sue future letture. E’ così riconoscibile uno scrittore che non scrive per i suoi futuri lettori, che non si preoccupa per loro, che li ignora, anche se, forse, li considera come la sua famiglia vera che non conoscerà mai.

E’ riconoscibile dall’impronta impressa su ognuna delle sue frasi che, come un’impronta digitale, lo rende unico e irripetibile. L’impronta di Pizzuto crea un’aura che pervade i suoi ricordi e che, forse, li crea. Raccontati in un altro modo, non sarebbero gli stessi perché le parole, il ritmo, i silenzi non dicono solo, creano, salvano dal nulla, dall’estinzione.

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