JULIUS FUCIK – “Scritto sotto la forca” – La Città del Sole
Per Gosta e Nadezda
Nel carcere praghese di Pancrack in mano agli occupanti tedeschi, fra il 1942 e il 1943, fra quotidiane torture e con la certezza di una fine prossima, Julius Fucik, giornalista e scrittore, membro del Comitato Centrale del Partito Comunista Ceco, scrisse il racconto del suo ultimo anno di vita. Possiamo leggere le sue parole grazie al coraggio di alcuni carcerieri e alla determinazione della moglie Gosta, che le cercò e le raccolse al suo ritorno dal campo di sterminio di Ravensbruck.
Negli stessi anni, in URSS, nella terra che per Fucik rappresentava la giustizia, la libertà e l’ideale al quale sacrificava la vita, Nadezda Mandel’stam iniziava la sua lunga e faticosa missione: raccogliere gli scritti e le poesie del marito, morto in un gulag per dissidenti politici nel 1939, dopo aver condiviso con lui un calvario fatto di arresti, carcere e confino.
“Vi chiedo solo una cosa: se sopravvivete a quest’epoca non dimenticate. Non dimenticate nè i buoni nè i cattivi. Raccogliete con pazienza le testimonianze di quanti sono caduti per loro e per voi. Un bel giorno oggi sarà passato, e si parlerà di una grande epoca e degli eroi anonimi che hanno creato la storia. Vorrei che tutti sapessero che non esistono eroi anonimi. Erano persone, con un nome, un volto, desideri e speranze.”
(JULIUS FUCIK)