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Salten, “Josefine Mutzenbacher, ovvero la storia di una prostituta viennese da lei stessa narrata”

FELIX SALTEN – “Josefine Mutzenbacher, ovvero la storia di una prostituta viennese da lei stessa narrata” – ES

Va subito precisato, per sgombrare il campo da ogni eventuale fraintendimento,  che questo romanzo appartiene al genere della letteratura erotica e che, anzi, sotto molti aspetti, è un’opera di pornografia. Detto questo, provo a motivare il giudizio altamente positivo che gli ho assegnato. L’ambientazione nella Vienna di fine secolo (fine Ottocento), in pieno mito asburgico, mi ha spinto all’acquisto di un libro che ha, per me, una serie di ulteriori attrattive, diciamo così, esteriori: innanzitutto il nome dell’autore, Felix Salten (a cui devo il libro memorabile grazie al quale ho iniziato la mia “carriera” di lettrice, “Bambi”), la presenza di una postfazione, che è un vero e proprio saggio, a firma di Luigi Reitani, studioso e critico affidabilissimo e geniale, che ho imparato a conoscere nelle mie scorribande nei territori bernhardiani e, non ultima, la splendida copertina del volume che riproduce una cartolina postale della Sassonia di inizio secolo (inizio del Novecento) e che ha come soggetto una romantica bambina vestita di pizzo bianco che stringe al petto una bambola e fissa l’obiettivo con uno sguardo puro e sognante.

Solo in un secondo momento, cercando ulteriori informazioni nella quarta di copertina, mi sono imbattuta nella foto del barone Wilhelm von Gloeden ritratto in piedi in una posa marziale, con tanto di baffi alla Francesco Giuseppe e sguardo fiero, completamente nudo dalla vita in giù, ma ormai la storia di Josefine Mutzenbacher, la prostituta viennese, da lei stessa narrata, o meglio, non la storia della sua vita, ma quella del suo apprendistato sessuale ed erotico mi aveva conquistato, mediante una Premessa contenente alcuni scarni ma significativi cenni biografici (per una di quelle coincidenze a cui sono ormai abituata ho appreso dei suoi ultimi anni trascorsi a Klagenfurt, il paese natale di Musil, ma anche della mia amata Ingeborg Bachmann) ed una prima pagina dotata di una freschezza, di un brio e di una comunicativa non indifferenti: “Sono diventata una puttana in giovanissima età, ho conosciuto tutto quello che una donna può conoscere solo a letto, sopra tavoli, sedie, panche, contro muri spogli, nell’erba, in androni bui, in chambres séparées, in treno, in caserma, al bordello e in prigione, ma non mi pento di nulla”. Sempre in questo incipit, a suo modo “di classe”, pieno di autocompiacimento e di dignità, si legge l’intento delle memorie: “Penso che da nessuna parte si trovi scritta la vita di donne come me. I libri in cui ho cercato non ne dicono nulla, ma non sarebbe male se i ricchi e distinti signori che si sollazzano con noi, che ci adescano e a cui noi diamo a intendere le cose più incredibili, sapessero una buona volta com’è fatta una di quelle ragazze che stringono infoiati tra le braccia, da dove viene, cosa ha vissuto e cosa pensa”. Dopo queste premesse il lettore si trova immediatamente immerso nel racconto della nutrita serie di esperienze sessuali attraverso le quali Josefine apprende tutte le possibilità e potenzialità che nasconde il suo corpo e gli infiniti modi attraverso i quali può dare e ricevere piacere. Non si tratta di un erotismo raffinato e sensuale, anzi, la narrazione è diretta e cruda, organizzata in episodi ordinati cronologicamente, il linguaggio è esplicito e addirittura rude nella sua assenza di pudore ma, dopo lo sconcerto iniziale (le esperienze sessuali raccontate sono precocissime e hanno all’inizio come protagonisti dei bambini), il lettore avverte tutta la leggerezza, l’ironia, il divertimento scanzonato, il gusto provocatorio di questa storia di sessualità femminile (francamente sotto molti aspetti inverosimile, persino per una prostituta) raccontata da un uomo. Il saggio di Reitani “Pedagogia sexualis. Gli anni d’apprendistato di Josefine Mutzenbacher fra commedia popolare ed estetica della trasgressione”, illumina il romanzo ponendolo al centro di un vero e proprio caso letterario e collocandolo nel contesto della fioritura di letteratura erotica nella Vienna di inizio Novecento (il libro apparve anonimo in un’edizione privata di mille esemplari numerati nel 1906). Interessantissimo, per chi ama la letteratura mitteleuropea di quel periodo, seguire le vicende che alternativamente lo attribuivano alla penna di Arthur Schnitzler o di Felix Salten , o seguire lo stesso Salten lungo la strada del giornalismo culturale che aveva il suo luogo emblematico nella fumosa atmosfera dei caffè viennesi. Tra i demoni che governavano la Vienna asburgica il ruolo centrale toccava sicuramente a Eros e Josefine rappresenta perfettamente la susses Madel, la ragazza dei sobborghi, inesperta e facile vittima di ufficiali e aristocratici, ma nel libro di Salten non esiste alcun intento di critica o denuncia sociale e la donna bambina non è in fondo altro che la protagonista di una commedia, di un feuilleton, genere in cui Salten era maestro. Come afferma Reitani “Josefine Matzenbacher è un’opera di pornografia. Affermare il contrario significherebbe non solo fraintenderne totalmente il senso, ma disconoscere la stessa qualità estetica dell’opera, apprezzabile solo all’interno di questo genere”. E ancora: “L’arte del primo Novecento è un’arte dei sensi. Il primato dell’impressione è una rivolta contro la convenzione e la rigidità delle forme, anche contro quelle della morale”. Chiudo lasciando parlare Josefine: “Senza questo mio corpo voglioso, precocemente infiammato da ogni piacere dei sensi, rotto ad ogni vizio sin dall’infanzia, sarei finita male, come le mie compagne di giochi che sono morte all’orfanotrofio o hanno chiuso i loro giorni come mogli proletarie inebetite e stremate dalla fatica. Non sono affogata nella merda della periferia. Mi sono fatta una buona educazione, e la devo unicamente al mio mestiere di puttana”.

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[…] tre consigli di lettura al riguardo.1. Josefine Mutzenbacher. Questo è un romanzo geniale. L'autobiografia di una baby prostituta viennese alla quale succede di tutto, e anche troppo per gli stomaci deboli, […]

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