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letteratura russa

Druznikov, “Angeli sulla punta di uno spillo”

JURIJ DRUZNIKOV – “Angeli sulla punta di uno spillo” – Barbera

Troppe aspettative possono far male, ma solo seguendo le aspettative si trovano i tesori, è un rischio da correre. Non amo questo libro, nemmeno lo odio, non lo ricorderò e questo è tutto. Forse Druznikov avrebbe dovuto scrivere un saggio sulla situazione politica dell’Unione Sovietica negli anni ’60, sul controllo del potere politico sulla stampa, sulla mancanza di libertà, sulla menzogna e sulla propaganda, data l’enorme quantità di materiale, interessante e accuratamente proposto al lettore per ben 566 pagine. Perchè abbia scelto di scrivere un romanzo resterà per me un mistero.

Il problema è, secondo me, che la narrativa a tema, la narrativa che si proponga scopi diversi dalla necessità del narrare, è insopportabile e in questo libro la macchina narrativa sembra solo voler avvicinare con più facilità il lettore ad una tesi di fondo di tutto ripetto che è, come dice Solzenicyn, quella di far venire a galla tutte le bugie dell’Unione Sovietica. Il risultato è l’apparizione sulla scena di una nutrita serie di personaggi creati allo scopo di personificare i vari aspetti sociali, politici ed economici dello stato sovietico. Senza contare la stucchevole reiterazione con cui, alla comparsa di un personaggio sulla scena, segue, nel capitolo successivo, la storia della sua vita precedente. Senza contare, infine, il mezzuccio nemmeno tanto nascosto, di usare le scene di sesso come riposo del guerriero, e il guerriero è il lettore, distribuendole qua e là, forse nel timore di perdere qualcuno per strada. Peccato. I russi mi hanno abituato a ben altra letteratura.

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