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letteratura ceca

Skvorecky, “Il racconto dell’ingegnere delle anime umane”

JOSEF SKVORECKY – “Il racconto dell’ingegnere delle anime umane” – Fandango

L’espressione “ingegnere delle anime umane” pare fosse usata da Stalin per definire lo scrittore. Come l’ingegnere progetta e costruisce i macchinari, così lo scrittore deve costruire l’anima dell’Uomo Nuovo. Questo libro è dunque il racconto di uno scrittore. Sottotitolo: “Entertainment su vecchi temi: la vita, le donne, il destino, i sogni, la classe operaia, le spie, l’amore e la morte”, ovvero, tutto il mondo di Josef Skvorecky. Mentre terminavo la lettura di questo libro infinito (942 pagine escluse le note) tentavo di capire che cosa mi spinge a leggere questo autore (perchè continuerò a leggerlo, cercando il suo capolavoro che si nasconde da qualche parte).

Basterebbe la sua nazionalità ceca e quella sorta di invincibile nostalgia della sua patria perduta per spiegare questa mia affezione. Ma c’è dell’altro. L’eroe del romanzo, Danny Smiricky, alter ego dell’autore, ripercorre tutta la sua vita, dall’adolescenza vissuta sotto l’occupazione nazista della Cecoslovacchia, alla giovinezza vissuta nell’epoca comunista, alla maturità che lo vede docente universitario in Canada, al centro di un folto gruppo di esuli o emigrati cechi. Il tutto attraverso lettere, ricordi, episodi di volta in volta commoventi, esilaranti, ma anche frivoli e banali, stralci di lezioni universitarie, brani di analisi critica di autori come Poe, Hawthorne, Twain, Crane, Fitzgerald, Conrad, Lovecraft, citazioni letterarie (bellissime) che si alternano in pagine che si fanno a volte complesse ed altre francamente confuse, a causa dei frequenti salti temporali e dello stile narrativo volutamente non lineare e stravagante. Non credo sia tutta alta letteratura, ma credo anche che uno scrittore esperto come Skvorecky abbia volutamente mescolato l’oro e la paglia, o meglio abbia voluto che il lettore scoprisse da solo i tesori che sono celati in questo libro-magazzino che è poi la sua vita. Ciò lo rende forse uno scrittore poco furbo (qui c’è materia per almeno tre romanzi, di cui uno epistolare, e forse di uno o più saggi letterari) ma sicuramente generosissimo, un gran signore che non conta i suoi beni nel momento in cui li distribuisce. Continuerò a leggere Skvorecky per tutto questo, ma anche (e non è poca cosa) perchè regala percorsi letterari che un lettore attento non può non seguire. Mi riferisco ai suoi profondi spunti interpretativi di autori noti, ma anche alle citazioni di altri (a me) sconosciuti.

Tu la cui mano tutto ciò che è grande annienta,

tu che condanni a morte

la gioventù e lo spirito, giammai però il vile crimine,

tu il cui occhio con piacere s’attarda

sui tormenti dell’innocente, sui successi

di ladroni e assassini, di puttane, sul ciarpame

di politici criminali, sui giacigli

di tutti gl’invulnerabili gangster, eccola la mia fede:

Sia tu maledetto, Al Capone dell’Universo mondo!

                                     (Frantisek Zavrel)

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