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letteratura italiana

Angelo Maria Ripellino, “Nel giallo dello schedario”

ANGELO MARIA RIPELLINO – Nel giallo dello schedario – Cronopio

“Al fondo di ogni creazione c’è la nobile illusione di salvare il mondo. Ma chissà che l’arte non possa avere una funzione medicatrice? In termini banali, chissà che non possa esserci d’aiuto, non possa darci la salvezza procurando sulla nostra scabra pelle di fantocci meccanici una ferita di gioia?” (da “L’arte può salvarci con ferite di gioia. Angelo Maria Ripellino studioso e poeta”, intervista a cura di Corrado Bologna, in “Il nostro tempo”)

Predisporsi alle ferite e al contagio è d’obbligo per chi si inoltra nei testi di Ripellino, siano essi prose, poesie, saggi o recensioni, perché ogni sua pagina è un passo in più che conduce il lettore attraverso quell’”itinerario del meraviglioso”, quella “generosa illusione” e “stupenda demenza” che, prendendo in prestito alcune delle sue già classiche definizioni, è la letteratura. Ripellino, recensore innamorato del suo oggetto di studio, non smette per un attimo di essere poeta e contagia con i suoi guizzi interpretativi, che sono in realtà pertugi, vie d’accesso agli innumerevoli mondi della creazione artistica. Chi intende seguirlo, diventa ben presto vittima di una fascinazione al quadrato: quella generata dall’autore e dall’opera di cui si parla ma anche, nello stesso tempo e in un modo difficilmente scindibile, quella derivante dalla strabordante personalità, dalla lussureggiante scrittura di chi è chiamato a presentarli.

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