HUGO CLAUS – “Corrono voci” – Feltrinelli
Ciò che immediatamente colpisce il lettore di questo breve e intenso romanzo è l’originalissima tecnica narrativa con cui è costruito. Claus non racconta una storia, lascia che la vicenda si dipani attraverso le “voci” dei suoi personaggi, protagonisti e spettatori, tutti comunque sempre più coinvolti in prima persona. Corrono le voci e, tutte insieme, progressivamente ci aiutano ad entrare in una vicenda crudele e misteriosa. Sono le voci degli abitanti di Angelem, un villaggio nel cuore delle Fiandre; tra le sue strade, case, negozi, osterie e nel bosco che lo circonda avvengono i fatti inquietanti che accompagnano il ritorno a casa del protagonista del romanzo.
La storia è ambientata a metà degli anni sessanta. Réné, un uomo di una ventina d’anni che ha combattuto nel Congo belga prima di disertare dall’esercito, ritorna nel suo villaggio natale dopo tre anni di assenza. Sul suo corpo e sulla sua psiche sono impressi i segni di un passato violento e misterioso. Nessuno, nemmeno i suoi genitori, è particolarmente felice del ritorno di questo strano ragazzo. Quando un’epidemia mortale si abbatte sul villaggio, Réné diventa il capro espiatorio. Si capisce allora che i veri protagonisti del romanzo sono il pettegolezzo e la sua forza distruttrice, le voci, appunto, che corrono indisturbate e che trasformano fantasie e supposizioni in realtà. “Bisogna essere molto prudenti con le voci. Fanno presto a trasformarsi in verità” dice uno dei personaggi, ma nessuno ha veramente la forza di farle cessare o, almeno, di contrastarle. E così Réné, che è colpevole di molti atti crudeli ed inumani, ma non della malattia che colpisce i suoi concittadini, per un beffardo gioco del destino, diventa vittima delle voci. Quando la scienza rivelerà l’origine di quella nuova piaga d’Egitto, il dramma si sarà ormai già consumato. Attraverso una vicenda crudele, dura e condotta sino alle estreme conseguenze, Claus non fa che dipingere il quadro di un classico paesino di provincia, che dietro la facciata apparentemente tranquilla e pacifica, nasconde uno spirito marcio, pronto ad aggredire qualsiasi cosa turbi la sua routine. In questo romanzo sono presenti alcuni temi molto cari a Hugo Claus (autore belga, nato a Bruges nel 1929, proposto nel 1995/96 dal suo paese come candidato al Premio Nobel per la Letteratura): il rapporto tra individuo e ambiente, il tema del diverso che scivola in comportamenti devianti, la denuncia dei mali contemporanei ambientati in un Belgio visto con ironia, rabbia, ma anche con amore. Famiglia, gruppo sociale e istruzione, patria e religione, Claus non risparmia nessuno, mettendo in scena i misteri e le solitudini dell’uomo.