ISAAK BABEL’ – “Odessa” – Marsilio
“Odessa è il sole. Odessa è una parola luminosa uscita dalle sue stesse viscere. Odessa è come una madre e alla madre soltanto appartiene l’eternità”
Isaak Babel’ nasce a Odessa il 13 luglio 1894 in una famiglia di commercianti ebrei. Esordisce molto giovane come scrittore, ma la critica si occupa di lui per la prima volta nel 1916, in seguito alla pubblicazione di due suoi racconti sulla rivista “Annali”, diretta da Massimo Gor’kij. Nel 1918, nei giorni infuocati e sanguinosi della rivoluzione, Babel’ pubblica a Pietrogrado, sul giornale “La nuova vita” di Gor’kij, diciassette elzeviri, risultato del primo e diretto contatto dello scrittore con la violenza rivoluzionaria. Nel 1920, aggregato alla sesta divisione dell’armata di cavalleria cosacca, Babel’ prende parte, come corrispondente d’agenzia, alla sanguinosa guerra russo-polacca. Da questa esaltante e tragica esperienza nascerà, nel 1926, il suo capolavoro, “L’armata a cavallo”. Contemporanei al romanzo sono i quattro racconti che costituiscono il ciclo classico dei “Racconti di Odessa”. Sarà il tema di Odessa che accompagnerà Babel’ per l’intera sua vita. Alla città natale lo scrittore dedicherà infatti il nucleo più ricco e significativo dei suoi racconti. Il 15 maggio 1939 Babel’ viene arrestato dalla polizia segreta di Stalin con l’accusa di trockismo e di spionaggio e i suoi manoscritti vengono confiscati.
Dopo quasi un anno di indagini istruttorie viene celebrato il processo che si conclude con la condanna a morte dello scrittore. Babel’ muore fucilato il 27 gennaio 1940. Sulla sua morte non esistono testimonianze, né si conosce il luogo dove è stato sepolto. I suoi manoscritti sono andati perduti. Nel 1998, la casa editrice Archinto ha pubblicato il libro di Nikolàevna Pirozkova (la moglie di Babel’) “Al suo fianco. Gli ultimi anni di Isaak Babel’”. Si tratta di un tributo che l’autrice offre a suo marito, a quasi cinquant’anni dalla sua morte. Dopo il suo arresto, per quindici anni, sino al 1954, la Pirozkovacontinuò ad aspettare il suo ritorno, mandandogli soldi nel campo di lavoro dove le avevano fatto credere che fosse recluso. Ma lì Babel’ non era neanche mai arrivato.La presente edizione è curata da Costantino Di Paola, docente di Lingua e Letteratura russa all’Università “Ca’ Foscari” di Venezia, autore anche della ricca prefazione intitolata “Le parole del sole. Ovvero le leggende del grande mistificatore”. Qui sono raccolti, con testo russo a fronte, i tredici racconti che Babel’ ha ambientato nella sua città natale in epoche diverse della sua vita artistica. Si possono dividere in tre nuclei tematici: l’epopea banditesca della Moldavanka prerivoluzionaria (la Moldavankaè il ghetto ebraico di Odessa), che comprende Odessa, Il Re, Accadde a Odessa, Il padre, Ljubka il Cosacco, Giustizia tra parentesi e Tramonto, la Moldavanka e la rivoluzione con i racconti Karl-Jankel’, La fine dell’ospizio e Froim il Gracchio e infine i racconti nei quali Babel’ rievoca gli anni della propria infanzia trascorsa a Odessa: Nello scantinato, Risveglio e Di Grasso. La penna di Babel’ è ironica, irriverente e divertita, fruga nelle case, nelle cucine, nei cortili, nelle stalle, nei cimiteri, nei bordelli e nelle sinagoghe. Incontra grasse donne con il gozzo, praticoni circoncisori, ricchi borghesi, ruffiani, puttane, cantori, macellatori rituali, rabbini e banditi che si riversano sul palcoscenico per la loro ultima recita. Il mondo fantastico della Moldavanka, romanticamente stilizzato e maliziosamente ironico è in realtà il sogno di giustizia di una gente, socialmente e nazionalmente umiliata, che chiede che a tavola ci si sieda per diritto di anzianità e non per ricchezza, che contrappone alla crudeltà delle leggi l’umanità dell’arbitrio e dell’illegalità. Non ci sono passioni elevate nella gente del ghetto, c’è una passionalità sfrenata e gioiosa che trova la sua espressione più alta nella consapevolezza che per il ghetto è iniziato un declino senza ritorno. I personaggi che popolano le strade della Moldavanka vivono intensamente e bruciano le loro passioni in pochi attimi, perché sanno che il tempo che rimane non andrà oltre la durata e lo spazio di un racconto.