MALCOLM LOWRY – “Sotto il vulcano” – Feltrinelli
Il Console, questo personaggio inevitabilmente e perdutamente amato dai lettori di Lowry, è il protagonista di una tragedia che si preannuncia nelle prime pagine del libro e che si compie rapidamente nelle ultime. Quello che è richiesto e imposto al lettore da uno stile trascinante e lussureggiante è di seguire il succedersi degli eventi che si snodano lenti, che indugiano, che rallentano fino a fermarsi per dar luogo a splendide divagazioni. Quello che è chiesto al lettore è di condividere lo sguardo ubriaco del Console sul mondo, sulla realtà, uno sguardo di volta in volta lucidissimo o visionario, disperato, rassegnato o, persino, ingenuo. La strada, amarissima, verso la disillusione è costellata da momenti di rara intensità emotiva e lirica.
Si giunge, certo, alla fine e la strada è stata talmente dura, che per affrontarla è stata necessaria la sosta in mille rifugi, nelle cantine, nei bicchieri, in mezzo al calore di altra e sconosciuta umanità. Ci sono scrittori che raccontano la vita senza mai riuscire a farla amare. Lowry ci porta nel baratro della dissoluzione, disseminando il percorso di mille istanti vivi, di mille sogni felici, di mille immagini emozionanti che, da sole, valgono il viaggio.