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letteratura serba

Colic, “I bosniaci”

VELIBOR COLIC – “I bosniaci” – Giunti

“Verrà il tempo di un popolo mansueto,

Che avrà onore, ferite e tristezze in abbondanza,

Un popolo che avrà un potere più grande eppure magnanimo,

E avrà pianura e mare, libri e angeli…

                                                  

Verrà il tempo di un popolo mansueto,

Che avrà il cimitero più grande, e la più grande testa,

il vento e il buio,

Di un popolo disperso, che vivrà a lungo

al nord e al sud, dentro la falce di luna…”

(VESELKO KOROMAN, poeta bosniaco)

 L’orrore va raccontato, per la memoria; l’orrore va detto con la voce che si può trovare per dirlo; l’orrore, il male sono territori in cui la letteratura si inoltra con dignità, consapevolezza e pietà. L’orrore è diretto, rifugge dalle metafore, non richiede intermediari. E così la letteratura salva quei frammenti di umano che dall’orrore trasudano. E da quei frammenti, alta, risuona la voce della poesia.

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