JAKOB WASSERMANN, “Il caso Maurizius”, Dall’Oglio
“Non è possibile muoversi altrimenti che con gran lentezza, un passo alla volta; e tra un passo e l’altro ci son tutte le debolezze, tutte le remissioni, tutti gli errori, sia pure nobili, di cui ci macchiamo. Non è una dottrina, non una verità imponente quella che le sto esponendo ma forse, come le dicevo, è un cenno, un piccolo aiuto… Voglio dire, il bene e il male non si differenziano tanto nelle relazioni degli uomini tra loro, quanto nella posizione dell’uomo di fronte a se stesso.”
Impietoso con le vittime, altrettanto con i carnefici, con i colpevoli e con i giudici, impietoso nell’indagare, nel frugare tra le pieghe nascoste delle anime che tutte, ognuna a suo modo, sono illuminate da una luce, gettano un’ombra, si stagliano nette nella loro consistenza. Che sia un esperimento, un mondo privo di banalità, portato sul tavolo anatomico per essere sezionato e scandagliato? Un autore, per me, imperdibile, di cui non sospettavo l’esistenza.
Appena finito di leggere. Un romanzo possente, di grande spessore e profondità. Un’analisi a tratti spietata di temi universali quali la giustizia e la verità. Resta un mistero il fatto che uno scrittore come Wassermann, stimato e conosciuto in vita, sia completamente scomparso dai radar dopo la sua morte e oggi sia un autore cosiddetto di nicchia.
Di Wassermann sono riuscita a recuperare con qualche difficoltà altri tre libri: “Caspar Hauser o l’ignavia del cuore” e “Il tumulto intorno allo Junker Ernst”, dei quali ho scritto qui qualcosa, e “Donna Giovanna di Castiglia” che mi riprometto di commentare perchè pur essendo uno scritto piuttosto esile, lo trovo di grande valore. Sui misteri dell’editoria, soprattutto italiana, ci sarebbe molto da dire. Sono sempre contenta di trovare qualcuno che come me apprezza questa misconosciuta letteratura. Grazie, davvero.
Meglio sorvolare sull’editoria italiana. Lo dico come lavoratore e piccolo autore.