ARTHUR SCHNITZLER – “Novelle” – Feltrinelli
“Vi è stato un istante, in cui ho avvertito che non esistono nè gioie nè sofferenze – no, ci sono soltanto smorfie di piacere e di cordoglio; ridiamo e piangiamo e invitiamo la nostra mente ad unirvisi.”
A questo istante, in ogni novella, Schnitzler accompagna il lettore, anzi, lo trascina, anche con una certa fretta. Fornisce gli elementi indispensabili alla comprensione della situazione in cui si sta inoltrando, ma lo fa come per soddisfare ad un obbligo, come se non potesse farne a meno. Ogni volta che leggo Schnitler ho questa sensazione.
Perchè la premessa è necessaria per giungere al dunque, “all’anima delle cose”, a quella oscurità densa di echi, di ricordi, di premonizioni o fraintendimenti, rimorsi o beffe del destino dove lo stesso stile dell’autore sembra distendersi, sostare, dove tutta la sua straordinaria abilità di narratore si illumina. Solo qui ogni singola parola sembra veramente pensata e calibrata, ogni particolare descrittivo lascia echi necessari alla costruzione delle sue atmosfere inconfondibili. Forse perchè all’anima delle cose si giunge attraversando un sogno, oppure, trattandosi di Schnitzler, un “doppio sogno”.