EGON BONDY – “Fratelli invalidi” – Eleuthera
Suggestioni. Tracce. Percorsi.
“Bondy è secondo me il migliore scrittore che ci sia, oggi, nel cuore dell’Europa, a Praga” (B. Hrabal)
Hrabal fa di Bondy uno dei personaggi di alcune sue opere, come ne “Il tenero barbaro”.
E. Bondy ha una compagna che si chiama Jana Cernà (lo so, l’accento è sbagliato…)
Jana Cernà è figlia di Milena Jesenskà, sì, la Milena di Kafka, e ha 11 anni quando lei muore nel 1944 nel campo di concentramento di Ravensbruck.
Jana Cernà è autrice di due libri su Milena: “Vita di Milena” e “Lettera a Milena”
«Honza (Jana Cerna) era un cigno bianco con un’ala ferita ma con degli splendidi, grandi e tristi occhi e con il cuore di una poetessa maledetta». (Bohumil Hrabal)
a Julie nel sonno
Sei già morta, mio amore?
La luna ha perso il suo colore
Riprendi ancora per l’ultima volta fiato?
Il vischio sugli alberi si è fatto dorato
Di tanto in tanto il cuore ancor ti batte?
è apparso sangue sullo stucco del soffitto
Le palpebre ancor ti tremano forse?
è solo una fanciulla piccina la morte
Forse negli occhi nient’altro che bianco ti resta?
Il tempo dalla cornice l’argento scrosta
S’è fatta troppo pesante ormai la tua mano?
La tua anima soggiorna in un limbo lontano
Nella tua testa ricordi dimmi ancora ci sono?
Lasciali per la tomba, come un dono
Riconosci già le tue vite trascorse?
Eri là con me o in una solitudine senza soccorso?
(Egon Bondy)
Un’altra delle splendide distopie che ci ha regalato la letteratura ceca. L’allegra e tenera epopea dei reietti in attesa della libertà.