MICHAIL BULGAKOV – “Romanzo teatrale” – BUR
“Ah, che gioco affascinante era!”
“A un certo punto cominciai ad avere l’impressione che dalla pagina bianca uscisse qualcosa di colorato. Osservando, strizzando gli occhi, mi convinsi che fosse un quadretto. E la cosa eccezionale è che il quadretto non era piatto, ma a tre dimensioni. Come se fosse una scatola e dentro, fra le righe, si vedeva la luce accesa e le figurine, le stesse descritte nel romanzo, che si muovevano. Ah, che gioco affascinante era: più di una volta rimpiansi che non ci fosse più il gatto e che non ci fosse nessuno cui mostrare come sulla pagina, nella scatola, si muovesse la gente. Ero convinto che l’animale avrebbe teso una zampa e avrebbe cominciato a lacerare la pagina. Immaginavo come gli ardessero gli occhi felini, come la zampa strappasse le lettere.”
Considero un privilegio donato dal caso aver letto questo libro e averlo letto ora, dopo aver conosciuto la grande prosa di Bulgakov e le sue opere teatrali. Un privilegio sentir raccontare dall’autore il momento magico in cui per la prima volta dalle pagine di un suo romanzo è nato uno spazio scenico, il momento in cui un narratore è diventato un drammaturgo. La luce della scena è il segreto che ha generato quei tempi perfetti che scandiscono i suoi romanzi, la sua cifra caratteristica e inconfondibile. Non conosco “La guardia bianca”, il primo romanzo da lui ridotto per la scena. Leggerlo ora sarà ancora più emozionante.