WEINER RICHARD, DEML JAKUB – “Assemblea generale. La luce dimenticata” – Poldi libri
“Dulcamara per Deml e Weiner”
Ho letto, per ora, solo la postfazione di Sergio Corduas per questo suo titolo, bellissimo e accattivante. E perchè parla di cechi e di letteratura ceca. E perchè scrive frasi come queste:
“Ho scelto questi due scrittori e li ho voluti insieme perchè ambedue mordono e fanno male.”
“Lo scrittore vero, almeno nel Novecento e ora (ma forse a partire dai maudits), ci deve ammalare. E guarisce (transitivo), sì, perchè ci dona quel certo testo bello finito compiuto; ma non può farlo senza dar testimonianza veritiera dell’orrendo stato delle cose dell’animo, dell’anima, del mondo.”
“Belli e pericolosi, trappole, cartine tornasole, dure prove. Questo sono i due testi.”
“Ognuno sconta le colpe di tutti”
“Il balbettio dell’arte è eterno”
“… mi rivolgo a lei, ed è come se non facessi altro che raccontarle ininterrottamente tutta le mia vita conformandola alla sua immagine, come se vivessi unicamente per la necessità di raccontargliela e di trasformare il pane e il vino della realtà nella carne e nel sangue di quelle lettere, come se solo attraverso il racconto la realtà prendesse vita (facendosi densa, dolce e dorata) e io non fossi altro che un intermediario, tanto che a volte mi domando con angoscia, c’è qualcos’altro al di là di quelle lettere? e chi sono mai io? sono quello di cui si narra, o sono il narratore, e non ci sarà stata, tanto tempo fa e chissà dove, una casuale sostituzione, e io sarò l’ultimo a saperlo?…”
Per Gosta e Nadezda
L’espressione “ingegnere delle anime umane” pare fosse usata da Stalin per definire lo scrittore. Come l’ingegnere progetta e costruisce i macchinari, così lo scrittore deve costruire l’anima dell’Uomo Nuovo. Questo libro è dunque il racconto di uno scrittore. Sottotitolo: “Entertainment su vecchi temi: la vita, le donne, il destino, i sogni, la classe operaia, le spie, l’amore e la morte”, ovvero, tutto il mondo di Josef Skvorecky. Mentre terminavo la lettura di questo libro infinito (942 pagine escluse le note) tentavo di capire che cosa mi spinge a leggere questo autore (perchè continuerò a leggerlo, cercando il suo capolavoro che si nasconde da qualche parte).
“L’effimera fretta del tempo”
“E se non posso scrivere, tutto è un sogno, un sogno scoperto.”
Suggestioni. Tracce. Percorsi.
“Nell’autunno del 1963 l’atmosfera culturale piuttosto stagnante di Praga, la “città d’oro”, che sembrava immersa in un sogno destinato a durare immutato nei secoli, come le statue di Braun che dal ponte di Carlo si specchiano nella Moldava, fu improvvisamente scossa da un fremito: un giovane e sconosciuto autore, approfittando dell’allentarsi dei freni della censura, frutto tardivo di una cauta destalinizzazione, aveva portato sulla scena di un teatrino sperduto nei vicoli della Città Vecchia una commedia che pochi avevano visto – il teatro aveva solo duecento posti – ma di cui tutti parlavano e che tutti volevano vedere.” Sembra l’incipit di una favola, ma è l’inizio della Postfazione di Gianlorenzo Pacini.