FRANCESCO BIAMONTI – “L’angelo di Avrigue” – Einaudi
“Una luce radente spianava il mare e lo sollevava nelle insenature; anche al largo esso si alzava sino a cozzare contro il cielo. Un altro mare, d’ombra, scendeva dalle catene rocciose”.
“Gli alberi…se lo sguardo potesse fermarvisi, sarebbero di nuovo un austero approdo in confronto a quel mare alto e muto come un cielo”.
“La collina era irruvidita nel lungo tramonto. La notte non riusciva a toccare gli ulivi soprani trasformati in vaste farfalle nere. Era arrivata una di quelle tristissime sere in cui sul mare si sentiva lo stridio del ferrame”.