HUGO VON HOFMANNSTHAL – “L’uomo difficile” – Rusconi
“… come una volta avevo visto in una lente di ingrandimento una zona della pelle del mio mignolo, e mi era parsa una pianura con solchi e buche, così ora mi accadeva con gli uomini e le loro azioni. Non riuscivo più a coglierli con lo sguardo semplificatore dell’abitudine. Ogni cosa mi si frazionava, e ogni parte ancora in altre parti, e nulla più si lasciava imbrigliare in un concetto. Una per una, le parole fluttuavano intorno a me; diventavano occhi, che mi fissavano e nei quali io a mia volta dovevo appuntare lo sguardo. Sono vortici, che a guardarli io sprofondo con un senso di capogiro, che turbinano senza sosta, e oltre i quali si approda nel vuoto”. E’ un brano tratto dalla “Lettera di Lord Chandos” e lo scrive un giovane nobile dell’epoca elisabettiana, per spiegare a Francis Bacon, suo maestro e guida spirituale e intellettuale, i motivi della sua rinuncia all’attività letteraria.
“Ma tutto ciò che si dice è indecente. Il semplice fatto che si dica qualcosa è indecente. E quando lo si prende sul serio, mio caro Aldo, ma le persone non prendono nulla al mondo sul serio, c’è addirittura una certa impudenza nel fatto che si osi vivere certe cose! Per esperire certe cose e non trovarsi indecenti occorre un così folle amore per se stessi e un tale grado di cecità che da persone adulte si può forse conservare nell’angolo più intimo di sé, ma non confessarlo!”. E’ una delle battute finali della commedia “L’uomo difficile” e la pronuncia il protagonista, Hans Karl Buhl, un ricco scapolo di mezza età, appartenente alla aristocrazia viennese, appena rientrato, in licenza, dalle prime linee della I guerra mondiale.