PETER HANDKE, “Pomeriggio di uno scrittore”, Guanda
Traduzione di Giovanna Agabio
“Ogni parola che, non parlata, bensì in forma di scrittura, annunciava la prossima, gli faceva tirare un sospiro di sollievo e lo ricollegava al mondo; soltanto con questo felice annotare per lui cominciava il giorno, e poi, così comunque pensava, fino al mattino seguente poteva anche non accadergli più nulla.”
In un pomeriggio inoltrato di inizio dicembre, uno scrittore si alza dalla sua scrivania ed esce di casa. Attraversa il suo giardino, esce dal cancello e si dirige verso la città. Evita la ressa, attraversa i cortili interni, sbuca nella piazza vicina al fiume, percorre il ponte e raggiunge il ristorante sulla riva. Sfoglia i giornali, beve un bicchiere di vino e osserva a lungo gli uccelli che volano sull’acqua. Poi esce dal locale e si dirige fuori città attraverso un vicolo molto animato che termina su una strada carrozzabile. Decide di raggiungere la periferia e lungo la strada soccorre insieme ad altre persone una donna anziana in difficoltà. Al limite della città siede al coperto sulla panca di una fermata dell’autobus, poi entra in una trattoria che lui chiama “la bettola” e osserva a lungo e con grande attenzione i vari avventori. Torna verso il centro della città, entra in un bar dove ha un appuntamento con un traduttore. Infine torna a casa e termina la sua giornata.