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letteratura austriaca

Stifter, “Cristallo di rocca”

ADALBERT STIFTER – “Cristallo di rocca” – Adelphi

Chiudendo il difficile cerchio dell’armonia.

Si avverte dietro queste righe un lavoro assiduo di ripulitura, di revisione , di riduzione. Perchè quello che Stifter ci mostra è un mondo innocente e quindi, pur nella presenza imponente della natura, innaturale. Come diceva Hofmannsthal, nei boschi di Stifter è assente la vipera del male. Si procede nella lettura temendo quasi che inavvertitamente tutto si trasformi in una melensa favola natalizia. E alla fine ci si accorge che in realtà ogni parola possiede la misura del grande stile.

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Stifter, “Pietre colorate”

ADALBERT STIFTER – “Pietre colorate” – Mondadori

Leggo Stifter e penso a Walser, leggo Walser e penso a Bernhard. Si comincia a camminare in un paesaggio armonioso e rassicurante che sembra tutto comprendere e tutto rispecchiare, si continua senza mai fermarsi perchè ciò che sta fuori deve sostituire quello zero tondo e in definitiva inconsistente che si porta dentro, si prosegue fino all’orlo dell’abisso perchè camminare vuol dire portare in giro il delirio lucido, la variazione infinita, l’esistenza che soccombe e che riversa se stessa in un paesaggio che si fa atroce e malato. Ma il paesaggio è solo un occasione, il viaggio è interiore e le pagine di questi tre autori sono miracolosa letteratura.