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letteratura polacca

Aleksander Wat, “Lucifero disoccupato”

ALEKSANDER WAT – Lucifero disoccupato – Salerno Editrice

“La notte fiorisce d’un colpo di stellati esorcismi,
coi quali il giorno scaccia le nubi odorose di muschio.”

Nel 1927, mentre Stanislav I. Witkiewicz sta lavorando al suo romanzo maggiore, “Insaziabilità”, esce a Varsavia una raccolta di nove racconti, dal titolo “Lucifero disoccupato”, prima opera in prosa del giovane ventisettenne Aleksander Wat. La presente edizione italiana ne contiene cinque; presso Salerno Editrice, nella stessa collana “Minima” sono disponibili gli altri quattro, raccolti sotto il titolo “L’ebreo errante”. Apprezzata da Bruno Schulz e dallo stesso Witkiewicz, quella di Wat è un’altra voce luminosa e sferzante che si leva dalla fortunata stagione delle avanguardie polacche – letterariamente fortunata, ma drammatica e tragica per gli accadimenti storici che ne costituiscono lo sfondo e per i destini personali dei suoi protagonisti. Un giovanile furore, intransigente ed irridente, pervade queste pagine, letteralmente dissacranti, perché non si limitano a percorrere un mondo senza Dio, ma vanno ben oltre, riducendo lo stesso Lucifero, da potente e inquietante incarnazione del male a tragicomico personaggio, inerme e imbelle. Perché anche Lucifero è inutile in un mondo senza Dio.

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