JAKOB WASSERMANN, “Il caso Maurizius”, Dall’Oglio
“Non è possibile muoversi altrimenti che con gran lentezza, un passo alla volta; e tra un passo e l’altro ci son tutte le debolezze, tutte le remissioni, tutti gli errori, sia pure nobili, di cui ci macchiamo. Non è una dottrina, non una verità imponente quella che le sto esponendo ma forse, come le dicevo, è un cenno, un piccolo aiuto… Voglio dire, il bene e il male non si differenziano tanto nelle relazioni degli uomini tra loro, quanto nella posizione dell’uomo di fronte a se stesso.”
Impietoso con le vittime, altrettanto con i carnefici, con i colpevoli e con i giudici, impietoso nell’indagare, nel frugare tra le pieghe nascoste delle anime che tutte, ognuna a suo modo, sono illuminate da una luce, gettano un’ombra, si stagliano nette nella loro consistenza. Che sia un esperimento, un mondo privo di banalità, portato sul tavolo anatomico per essere sezionato e scandagliato? Un autore, per me, imperdibile, di cui non sospettavo l’esistenza.