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letteratura turca

Pamuk, “Il mio nome è rosso”

ORHAN PAMUK – “Il mio nome è rosso” – Einaudi

“Raccontate, maestro, la sensazione del rosso a chi non l’ha mai visto”. “Se lo toccassimo con la punta delle dita, avremmo una sensazione di qualcosa tra il ferro e il rame. Se lo prendessimo in mano, sentiremmo bruciare. Se lo afferrassimo, lo sentiremmo pieno come un pezzo di carne salata. Se lo prendessimo in bocca, la riempirebbe. Se lo annusassimo, avrebbe l’odore del cavallo. Se profumasse di fiori, sarebbe simile alla margherita, non alla rosa rossa”.

Orhan Pamuk, Premio Nobel per la Letteratura 2006, è nato ad Istanbul nel 1952. E’ un narratore noto e tradotto da anni in tutto il mondo. Ha vinto numerosi premi, tra cui il Premio Grinzane Cavour e l’International IMPAC Dublin Literary Award. Ha ricevuto inoltre a Francoforte il prestigioso Premio per la pace 2005. Si è recentemente parlato di lui per il processo (poi sospeso) che lo vedeva accusato nel suo paese di denigrazione dell’identità nazionale, per avere scritto del genocidio degli Armeni perpetrato dai Turchi durante la prima guerra mondiale.

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letteratura francese

Malet, “Trilogia nera”

MALET – “Trilogia nera” – Fazi Editore

Il volume raccoglie i tre romanzi che hanno riscritto e codificato il genere noir francese e che rappresentano il vertice della narrativa del loro autore: “La vita è uno schifo”, “Il sole non è per noi” e “Nodo alle budella”. Il noir è un romanzo psicologico costruito intorno alla figura di una vittima; la scrittura del noir è sempre dal punto di vista della vittima, che si racconta o si fa raccontare nella propria discesa verso un punto di non ritorno. Si tratta di un genere ben distinto dal giallo e dal poliziesco, dove lo status quo viene frantumato da un evento imprevedibile di natura delittuosa e dove il compito della narrazione sarà di scoprire l’autore dell’infrazione e assicurarlo alla giustizia, ricomponendo così l’ordine iniziale. Nel giallo, che l’evento delittuoso sia un omicidio, un rapimento, un furto o una rapina, non ha importanza, così come non ne hanno l’identità e il modus operandi di colui che si incarica dell’indagine. Nel noir, invece, non c’è nessun ordine da ricomporre, non si torna mai al punto di partenza. Il romanzo poliziesco è un puzzle completo di tutte le proprie tessere: sarà sufficiente incastrarle le une nelle altre e il disegno apparirà in tutta la sua chiarezza. Nel noir il disegno è in continua evoluzione, ubbidisce a regole diverse, che possono cambiare da un momento all’altro. Per questo il noir non ammette lieto fine convenzionale. L’unico lieto fine possibile si ha quando la vittima, conscia della propria condizione, si ribella e, attraverso una serie di atti contro la legge, riesce a scamparla, a dettare le regole di un nuovo disegno, che avrà contorni, figure e colori del tutto differenti dalla situazione iniziale.

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letteratura russa

Babel’, “Odessa”

ISAAK BABEL’ – “Odessa” – Marsilio

“Odessa è il sole. Odessa è una parola luminosa uscita dalle sue stesse viscere. Odessa è come una madre e alla madre soltanto appartiene l’eternità”

Isaak Babel’ nasce a Odessa il 13 luglio 1894 in una famiglia di commercianti ebrei. Esordisce molto giovane come scrittore, ma la critica si occupa di lui per la prima volta nel 1916, in seguito alla pubblicazione di due suoi racconti sulla rivista “Annali”, diretta da Massimo Gor’kij. Nel 1918, nei giorni infuocati e sanguinosi della rivoluzione, Babel’ pubblica a Pietrogrado, sul giornale “La nuova vita” di Gor’kij, diciassette elzeviri, risultato del primo e diretto contatto dello scrittore con la violenza rivoluzionaria. Nel 1920, aggregato alla sesta divisione dell’armata di cavalleria cosacca, Babel’ prende parte, come corrispondente d’agenzia, alla sanguinosa guerra russo-polacca. Da questa esaltante e tragica esperienza nascerà, nel 1926, il suo capolavoro, “L’armata a cavallo”. Contemporanei al romanzo sono i quattro racconti che costituiscono il ciclo classico dei “Racconti di Odessa”. Sarà il tema di Odessa che accompagnerà Babel’ per l’intera sua vita. Alla città natale lo scrittore dedicherà infatti il nucleo più ricco e significativo dei suoi racconti. Il 15 maggio 1939 Babel’ viene arrestato dalla polizia segreta di Stalin con l’accusa di trockismo e di spionaggio e i suoi manoscritti vengono confiscati.

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letteratura russa

Vladimov, “Tre minuti di silenzio”

GEORGIJ VLADIMOV – “Tre minuti di silenzio” – Jaca Book

“Uscii. M’arrestai sotto alla torretta. L’acqua riluceva come scaglie di pesce, si riversava dal getto di prua e lontano lontano, al di là dei mari incantati, baluginavano i focherelli delle Lofoti. L’aria era ebbra e selvaggia, come pregna di alcool. Come si fa a sapere, pensavo, quando arriva quel giorno in cui all’improvviso si capisce che è troppo tardi, che la vita ti è sfuggita?”

E’ molto bello questo libro, bello e generosissimo, un libro sul mare, sul tempo e sul silenzio che ti conduce in un viaggio interminabile, avventuroso e pericoloso, a bordo di un peschereccio in navigazione nei mari dell’Atlantico del Nord all’inseguimento dei banchi di aringhe. E’ naturale aspettarsi da un libro del genere che questo mare che pervade ogni pagina e che è teatro di vicende e sentimenti sia una metafora della vita e del destino dell’uomo. La letteratura in fondo ci ha abituato a questo, soprattutto la grande letteratura.

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letteratura russa

Gogol’, “Racconti di Pietroburgo”

NIKOLAJ GOGOL’ – “Racconti di Pietroburgo” – Adelphi

 Un barbiere si sveglia di buon’ora, si alza dal letto, spezza il pane appena sfornato, vi scorge dentro “qualcosa di biancheggiante”: un naso. Prende così avvio uno dei racconti più celebri della letteratura di tutti i tempi, affiancato in questa raccolta da altri quattro, non meno significativi e famosi: “Il ritratto”, dove un dipinto porta con sé, nel trascorrere degli anni, tutto il male che era nell’animo del personaggio rappresentato; “La Prospettiva”, storia di incontri e di passioni fatali o fugaci sullo sfondo mutevole, e talora inquietante del Nevskij Prospekt; “Il giornale di un pazzo”, diario di un uomo solo e del suo precipitare nella follia; “Il mantello”, dramma di un povero impiegato che subisce il furto del cappotto nuovo, acquistato costringendo una vita già misera a ulteriori, patetiche, restrizioni.

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letteratura serba

Jergović, “Hauzmajstor Šulc il custode della memoria”

MILJENKO JERGOVIĆ – “Hauzmajstor Šulc il custode della memoria” – Libri Scheiwiller

Miljenko Jergović è una delle voci più singolari della nuova letteratura europea: poeta, romanziere, drammaturgo, è nato a Sarajevo nel 1966 e qui ha compiuto i suoi studi, fino al precoce debutto poetico nel 1988. Poi viene la guerra, l’assedio di Sarajevo, la fuga dalla città, la scelta di Zagabria per vivere e lavorare, la nostalgia.

Jergović è forse maggiormente noto per le sue opere narrative (“Le Marlboro di Sarajevo”, “I Karivan”, “Mama Leone”) grazie alle quali ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti in tutta Europa (con “Mama Leone” nel 2003 ha vinto il premio Grinzane Cavour nella sezione narrativa straniera). Credo però che questa raccolta di poesie contenga, condensati ed esaltati, molti dei suoi temi privilegiati: la nostalgia, la guerra, il ricordo, l’amore per il proprio popolo. Jergović conosce bene la guerra e possiede la capacità di mostrarne gli effetti, quelli evidenti, ma anche quelli più sottili e nascosti, quel senso irrimediabile di distruzione di comunità, di realtà sociali, di quotidianità che solo il ricordo può far rivivere e, naturalmente, le parole, quando diventano poesia.

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letteratura cilena

Neruda, “I versi del Capitano”

PABLO NERUDA – “I versi del Capitano” – Passigli

“Lascia che il vento corra/ coronato di spuma,/ che mi chiami e mi cerchi/ galoppando nell’ombra,/ mentre, sommerso/ sotto i tuoi grandi occhi,/ per questa notte sola/ riposerò, amor mio.”

Sono tre, soprattutto, i grandi canzonieri amorosi di Pablo Neruda: i “Cento sonetti d’amore”, le “Venti poesie d’amore e una canzone disperata” e questo “I versi del Capitano”.

La presente edizione, con testo spagnolo a fronte, è curata da Giuseppe Bellini, autore della preziosa presentazione che introduce l’opera.

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letteratura belga

Claus, “Corrono voci”

HUGO CLAUS – “Corrono voci” – Feltrinelli

Ciò che immediatamente colpisce il lettore di questo breve e intenso romanzo è l’originalissima tecnica narrativa con cui è costruito. Claus non racconta una storia, lascia che la vicenda si dipani attraverso le “voci” dei suoi personaggi, protagonisti e spettatori, tutti comunque sempre più coinvolti in prima persona. Corrono le voci e, tutte insieme, progressivamente ci aiutano ad entrare in una vicenda crudele e misteriosa. Sono le voci degli abitanti di Angelem, un villaggio nel cuore delle Fiandre; tra le sue strade, case, negozi, osterie e nel bosco che lo circonda avvengono i fatti inquietanti che accompagnano il ritorno a casa del protagonista del romanzo.

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letteratura americana

Carver, “Racconti in forma di poesia”

RAYMOND CARVER – “Racconti in forma di poesia” – Minimum fax

“Ecco la poesia che volevo scrivere/ prima, ma non l’ho scritta/ perché ti ho sentita muoverti./ Stavo ripensando/ a quella prima mattina a Zurigo./ Quando ci siamo svegliati prima dell’alba./ Per un attimo disorientati. Ma poi siamo/ usciti sul balcone che dominava/ il fiume e la città vecchia./ E siamo rimasti lì senza parlare./ Nudi. A osservare il cielo schiarirsi./ Così felici ed emozionati. Come se/ fossimo stati messi lì/ proprio in quel momento.”

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letteratura portoghese

Pessoa, “Il libro dell’inquietudine”

FERNANDO PESSOA – “Il libro dell’inquietudine”- Newton Compton

“Dal mio quarto piano sull’infinito, nella plausibile intimità della sera che sopraggiunge, a una finestra che dà sull’inizio delle stelle, i miei sogni si muovono con l’accordo di un ritmo, con una distanza rivolta verso viaggi a paesi ignoti, o ipotetici, o semplicemente impossibili.” Fernando Pessoa è un grande poeta, una delle voci più alte del Novecento. Dopo una prima giovinezza in Sudafrica, trascorse il resto della vita a Lisbona, dove era nato nel 1888 e dove lavorava come impiegato in una ditta commerciale. Morì nel 1935. Fu un grande animatore dei circoli culturali della sua città, fondò e diresse moltissime riviste letterarie, esercitando un’influenza decisiva sul mondo intellettuale a lui contemporaneo. Fu uno scrittore molto prolifico, ma pubblicò ben poco durante la sua vita. Morendo lasciò però un baule pieno di suoi scritti che in seguito vennero pubblicati in Portogallo e gradualmente tradotti e pubblicati in molti paesi europei, Italia compresa. Ancora oggi non si è esaurita questa miniera, la ricchezza incredibile della sua anima, che Pessoa sembra aver voluto lasciare in eredità ai suoi futuri lettori e, ogni tanto, escono in Italia nuovi suoi testi in forma di poesia, narrativa o saggistica.