LASZLO KRASZNAHORKAI – Melancolia della resistenza – Zandonai
 “Aveva visto miliardi di cose inquiete, pronte al cambiamento continuo, aveva visto come dialogavano tra loro severamente senza capo né coda, ognuna per conto proprio; miliardi di relazioni, miliardi di storie, miliardi, ma si riducevano continuamente a una sola, che conteneva tutte le altre: la lotta tra ciò che resiste e ciò che tenta di sconfiggere la resistenza”.
“Aveva visto miliardi di cose inquiete, pronte al cambiamento continuo, aveva visto come dialogavano tra loro severamente senza capo né coda, ognuna per conto proprio; miliardi di relazioni, miliardi di storie, miliardi, ma si riducevano continuamente a una sola, che conteneva tutte le altre: la lotta tra ciò che resiste e ciò che tenta di sconfiggere la resistenza”.
Il romanzo di Laszlo Krasznahorkai possiede uno stupefacente e inconfondibile sapore epico; trasporta il lettore e lo trattiene in un luogo e in un tempo circoscritti e residuali, colti sul limitare di una inquietante apocalisse annunciata, che percorre con lentezza, un passo dopo l’altro nella loro desolazione sempre più minacciosa, facendoli nel contempo assurgere a metafora – una ricca e a suo modo ammaliante metafora – della mancanza di senso, della strenua resistenza alla mancanza di senso e della straordinaria poesia di cui la resistenza – melanconica perché consapevole della inevitabile sconfitta che la attende – si tinge, si colora e si abbellisce per il tempo, pur breve, della sua durata.