Introduzione di Silvio Perrella
Prefazione di Roger Grenier
Traduzione di Ettore Capriolo
“Di notte, la luna rende bianche le dune. Poco prima, la sera aveva accentuato tutti i colori, rendendoli più violenti. Il mare è blu oltremare, la strada rossa, il sangue cagliato, la spiaggia gialla. Tutto scompare col sole verde e le dune grondano luna. Notti di felicità smisurata sotto una pioggia di stelle. Ciò che si stringe a sé è un corpo o la notte tiepida? E quella notte di tempesta in cui i lampi correvano lungo le dune, impallidivano, immettevano nella sabbia e negli occhi bagliori aranciati o biancastri. Sono nozze indimenticabili. Poter scrivere: sono stato felice per otto giorni di seguito.”
Si prova sempre un lieve imbarazzo quando ci si accinge a leggere la scrittura privata di un autore che, quando era in vita, non aveva nessuna intenzione di farla conoscere a degli estranei e tanto meno di pubblicarla. Lieve ma transitorio, soprattutto quando, come in questo caso, l’imbarazzo cede ben presto il posto all’ammirazione e direi quasi all’entusiasmo per la possibilità che queste pagine offrono di avvicinarsi maggiormente ad un autore che tanto si è amato grazie ai suoi bellissimi libri – romanzi e saggi – e alle sue opere teatrali. Sia ben chiaro, i “Taccuini” non sono veri e propri diari, non aprono uno spiraglio, se non per vaghi accenni, sulla vita privata del loro autore, sulle vicende quotidiane della sua esistenza, non offrono spunti per nutrire quella curiosità che spesso ci rende indebitamente interessati alla vita privata degli altri, soprattutto se questi “altri” sono persone fuori dal comune.
I “Taccuini” non sono diari, ma qualcosa di più, sono la possibilità rara che viene offerta al lettore di entrare in contatto con quella intimità tanto più profonda e personale che è il pensiero, con ciò che non è esplicitamente la vita dell’autore, ma che la accompagna giorno dopo giorno come una musica di sottofondo, che si avverte solo quando tutto il resto tace. Una scrittura per lui necessaria, visto che l’ha accompagnato per ventiquattro anni, dal 1935 fino alla morte, necessaria probabilmente quanto quella da cui sono nate le sue opere che con essa hanno un legame non privo di importanza.




“Lo so.
Il volume raccoglie i tre romanzi che hanno riscritto e codificato il genere noir francese e che rappresentano il vertice della narrativa del loro autore: “La vita è uno schifo”, “Il sole non è per noi” e “Nodo alle budella”. Il noir è un romanzo psicologico costruito intorno alla figura di una vittima; la scrittura del noir è sempre dal punto di vista della vittima, che si racconta o si fa raccontare nella propria discesa verso un punto di non ritorno. Si tratta di un genere ben distinto dal giallo e dal poliziesco, dove lo status quo viene frantumato da un evento imprevedibile di natura delittuosa e dove il compito della narrazione sarà di scoprire l’autore dell’infrazione e assicurarlo alla giustizia, ricomponendo così l’ordine iniziale. Nel giallo, che l’evento delittuoso sia un omicidio, un rapimento, un furto o una rapina, non ha importanza, così come non ne hanno l’identità e il modus operandi di colui che si incarica dell’indagine. Nel noir, invece, non c’è nessun ordine da ricomporre, non si torna mai al punto di partenza. Il romanzo poliziesco è un puzzle completo di tutte le proprie tessere: sarà sufficiente incastrarle le une nelle altre e il disegno apparirà in tutta la sua chiarezza. Nel noir il disegno è in continua evoluzione, ubbidisce a regole diverse, che possono cambiare da un momento all’altro. Per questo il noir non ammette lieto fine convenzionale. L’unico lieto fine possibile si ha quando la vittima, conscia della propria condizione, si ribella e, attraverso una serie di atti contro la legge, riesce a scamparla, a dettare le regole di un nuovo disegno, che avrà contorni, figure e colori del tutto differenti dalla situazione iniziale.
“C’era qualcosa di etereo nel modo di suonare di Johnny Hodges, qualche cosa d’inspiegabile e di perfettamente sensuale. La sensualità allo stato puro, liberata dal corpo. Gli angoli della stanza si modificavano e si arrotondavano sotto l’effetto della musica. Ora Colin e Chloé riposavano al centro di una sfera. –Che cos’era?- domandò Chloé –Era The mood to be Wooed- disse Colin –Avevo indovinato- disse Chloé –Visto la forma che ha preso la nostra camera, come pensi che farà il dottore a entrarci?”