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letteratura italiana

Antonio Moresco, “Gli increati”

ANTONIO MORESCO – Gli increati – Mondadori

gli increati“So solo che avevo percepito che qualcosa era successo, anche se non sapevo cosa, avevo avuto per una frazione d’istante come per una fulminea intersezione di dimensioni e di piani la percezione che ero dentro qualcosa che era successo da qualche parte, succederà… Lo so, lo so che non ci sono le parole per dirlo, ma se non ci sono le parole per dirlo allora vuol dire che c’è qualcosa che si sottrae alla nominazione, alla nominazione e alla creazione e alla distruzione, alle parole vive e alle parole morte e anche alle parole immortali”.

“Gli increati” non rappresenta l’ultimo tassello di una trilogia iniziata con “Gli esordi” e continuata con “Canti del caos”, anche se si avvale, guadagnandone in spessore, profondità percettiva e fascino narrativo, della materia di cui i primi due volumi sono costituiti. “Gli increati” è insieme punto di arrivo e di partenza di una narrazione ciclica che ha un nuovo inizio dove ci si aspetterebbe una conclusione, che termina con un proemio, anzi con tre proemi, chiudendo un cerchio strutturale, che, in realtà, rimane inevitabilmente aperto. Con questo volume, Moresco perfeziona una costruzione narrativa che trova una sua splendida incompiutezza nella ripetizione, nella paziente riproposizione di infinitesimali lacerti di trame, nella turbinosa ricomparsa sulla scena di un’infinita popolazione di comparse, comprimari e protagonisti che, tassello, dopo tassello, contribuiscono alla creazione di una struttura plausibile, alla sua distruzione e al suo annullamento nella increazione.

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