RENE CREVEL – La morte difficile – Einaudi
 “Tutto quanto è affogato in una morbida lava e Pierre intuisce che la morte è il punto, nello spazio e nel tempo, dove confluiscono per distruggersi fra loro, a vicenda, gli sguardi, di persone, cose, istanti, luoghi, gesti, rimorsi, gioie, speranze, rabbie, urla, lacrime, risa. E ci rimane solo un buco più bianco del bianco, più nero del nero”.
“Tutto quanto è affogato in una morbida lava e Pierre intuisce che la morte è il punto, nello spazio e nel tempo, dove confluiscono per distruggersi fra loro, a vicenda, gli sguardi, di persone, cose, istanti, luoghi, gesti, rimorsi, gioie, speranze, rabbie, urla, lacrime, risa. E ci rimane solo un buco più bianco del bianco, più nero del nero”.
“La morte difficile” è una ferita aperta e si legge con quel misto di istintiva cautela, di compassione e di impotenza che si proverebbe al cospetto della carne viva, quella di una lesione irreparabile. Una ferita che non può e, soprattutto, non vuole guarire; tanto aperta che nemmeno lo schermo della letteratura riesce in qualche modo a curare – chè questo non è mai il suo scopo – o a rendere almeno sopportabile, nonostante tutto il suo repertorio di incantamenti, trucchi, depistaggi, nonostante la fantasmagoria dei suoi giochi. “La morte difficile” è una ferita aperta su un corpo giovane, segnato all’origine da una macchia infamante che lo condanna a volerla ripetere e scontare per tutta la vita, che diventa così la difficile attesa della morte o la scelta, più facile, di anticiparla, di sceglierla.







 “Sarebbe pure opportuno stabilire, decretare e determinare se si tratti di un romanzo, di un diario, di una parodia, di un pamphlet, di una variazione su un tema fantastico, di un saggio… se vi prevalgono lo scherzo e l’ironia oppure i significati profondi, il sarcasmo, la caricatura, l’invettiva, l’assurdo, il puro nonsense, il puro divertissement… o se per caso non si tratti invece di una posa, di una mistificazione, di una guittata, di un artificio, di un’insufficienza di umorismo, di un’anemia del sentimento, di un’atrofia dell’immaginazione, di un attentato all’ordine e di una débacle della ragione”. (da “Premessa a Filibert foderato d’infanzia”, cap. XI)
“Sarebbe pure opportuno stabilire, decretare e determinare se si tratti di un romanzo, di un diario, di una parodia, di un pamphlet, di una variazione su un tema fantastico, di un saggio… se vi prevalgono lo scherzo e l’ironia oppure i significati profondi, il sarcasmo, la caricatura, l’invettiva, l’assurdo, il puro nonsense, il puro divertissement… o se per caso non si tratti invece di una posa, di una mistificazione, di una guittata, di un artificio, di un’insufficienza di umorismo, di un’anemia del sentimento, di un’atrofia dell’immaginazione, di un attentato all’ordine e di una débacle della ragione”. (da “Premessa a Filibert foderato d’infanzia”, cap. XI) “Si potrebbe fissare il prezzo dei pensieri. Alcuni costano molto, altri poco. E con che cosa si pagano i pensieri? Io credo così: con il coraggio” (Ludwig Wittgenstein)
“Si potrebbe fissare il prezzo dei pensieri. Alcuni costano molto, altri poco. E con che cosa si pagano i pensieri? Io credo così: con il coraggio” (Ludwig Wittgenstein)