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letteratura ceca

Baum, “La porta verso l’impossibile”

OSKAR BAUM – “La porta verso l’impossibile” – SILVY edizioni

“Ognuno sconta le colpe di tutti”

Inevitabile per chi ama Kafka leggere il libro del suo amico Oskar Baum, che la nuova e interessantissima casa editrice SILVY sceglie di pubblicare in traduzione italiana come primo volume del suo catalogo, che già propone agli appassionati di cultura e letteratura mitteleuropea una scelta preziosa di testi. Ho letto questo libro cercando di evitare la tentazione ingiusta del confronto con Kafka, ma cedendo spesso e volentieri alla suggestione derivante dalla consapevolezza che queste pagine sono state da lui tanto apprezzate. Il fatto che i temi del romanzo siano la colpa, la pena, il sacrificio, la punizione, la redenzione, l’impossibilità di infrangere l’ipocrisia su cui la società si regge, la solitudine a cui è condannato chi non si adegua alla morale comune, il pericolo della strumentalizzazione e dell’annullamento dell’individuo prigioniero negli ingranaggi sociali, tutto ciò fa pensare naturalmente e in modo quasi obbligato alle tematiche e alla trama de “Il processo”.

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letteratura ceca

Kundera, “Il sipario”

MILAN KUNDERA – “Il sipario” – Adelphi

“Il balbettio dell’arte è eterno”

La riflessione sul romanzo condotta da un grande romanziere. E’ una preziosa opportunità, perchè Kundera sa bene di che cosa parla: sono gli strumenti del suo mestiere. Uno scrittore che parla degli autori e dei libri che ritiene fondamentali nella storia dell’arte del romanzo, di quelli che ha incontrato e amato come lettore, e lo fa con la passione che i malati di letteratura conoscono bene. Kundera è boemo e la sua riflessione letteraria parte da quella terra di mezzo che è l’Europa centrale, “l’insieme delle piccole nazioni situate tra due potenze, la Russia e la Germania”, la terra d’origine di alcuni geni originali nell’arte del romanzo (che è per Kundera “la sfera privilegiata dell’analisi, della lucidità, dell’ironia”).

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letteratura russa

Bulgakov, “Romanzo teatrale”

MICHAIL BULGAKOV – “Romanzo teatrale” – BUR

“Ah, che gioco affascinante era!”

“A un certo punto cominciai ad avere l’impressione che dalla pagina bianca uscisse qualcosa di colorato. Osservando, strizzando gli occhi, mi convinsi che fosse un quadretto. E la cosa eccezionale è che il quadretto non era piatto, ma a tre dimensioni. Come se fosse una scatola e dentro, fra le righe, si vedeva la luce accesa e le figurine, le stesse descritte nel romanzo, che si muovevano. Ah, che gioco affascinante era: più di una volta rimpiansi che non ci fosse più il gatto e che non ci fosse nessuno cui mostrare come sulla pagina, nella scatola, si muovesse la gente. Ero convinto che l’animale avrebbe teso una zampa e avrebbe cominciato a lacerare la pagina. Immaginavo come gli ardessero gli occhi felini, come la zampa strappasse le lettere.”

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letteratura italiana

Mari, “Verderame”

MICHELE MARI – “Verderame” – Einaudi

“Un affabulatore maestoso”

Leggendo Mari ho sempre la rassicurante impressione di trovarmi di fronte ad un autore dotato di una sorta di magazzino letterario inesauribile a cui attingere, fatto di ricordi e di impressioni radicati e profondi, di letture, studi, cultura – illuminati, tutti, da vera passione – sicurezza e coraggio nell’utilizzo di uno stile raffinato ma, nello stesso tempo, spontaneo e assolutamente distante dall’artificiosità. A tutto questo si aggiunge, tangibile, il divertimento, quello vero di chi, scrivendo, fa ciò che ama fare. Un’impressione rassicurante per il lettore che, da una parte non è condannato a seguire sperimentazioni sterili dettate dall’ansia della novità e dell’originalità a tutti i costi e, dall’altra, sente di affidarsi a chi sa bene dove portarlo, a chi non deve trovare ogni volta qualcosa di nuovo da dire o da raccontare, perché tutto è già saldamente nelle sue mani, perché si muove in un territorio conosciuto e profondamente amato.

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letteratura italiana

Mari, “Rosso Floyd”

MICHELE MARI – “Rosso Floyd” – Einaudi

Che cosa cerco nella letteratura.

Che cosa trovo nei libri che amo.

Cerco una guida che mi conduca in territori che io da sola non riuscirei mai a raggiungere e che poi mi riporti a casa, lasciandomi però la sensazione che non ho visto tutto ciò che avrei potuto vedere, che ho assaporato solo una parte della ricchezza in cui mi sono imbattuta.

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letteratura italiana

Mari, “Filologia dell’anfibio”

MICHELE MARI – “Filologia dell’anfibio. Diario Militare” – Laterza

Ho voluto correre il rischio della lettura di questo libro di Mari. Dal mio punto di vista un rischio, perchè temevo di restare delusa, e noi lettori sappiamo quanto fa male dover ammettere che uno dei nostri scrittori preferiti (tra gli italiani contemporanei, Mari lo è per me) deve essere ridimensionato ai nostri stessi occhi. Sarebbe stata una delusione che forse non gli avrei perdonato. Ho rischiato per la promessa insita in questo titolo canzonatorio e ammiccante (solo, mi pare volutamente, smorzato dall’asettico sottotitolo). Ho ritrovato invece in queste pagine quello che di Mari mi affascina: che si tratti di letteratura, di musica, di vita, ciò che lasciano i suoi libri è una straordinaria sensazione di completezza, o meglio, di aspirazione alla completezza.

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letteratura svizzera

Frisch, “Homo Faber”

MAX FRISCH – “Homo faber” – Feltrinelli

Avrei voluto trovare in questo romanzo una trama fragile come un velo, una sorta di sentiero appena tracciato che si percorre consapevoli che ad ogni svolta si può correre il rischio di perdersi. Forse la parola rischio è la più adatta ad esprimere ciò che avrei voluto trovare. Mi ha disturbato nella lettura di questo romanzo il suo intreccio complesso e ben strutturato. Mi ha disturbato proprio ciò che in un altro contesto potrebbe essere un pregio. Ma ogni libro è necessario a modo suo, o non lo è.

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letteratura russa

Andreev, “Lazzaro e altre novelle”

LEONID ANDREEV – “Lazzaro e altre novelle” – Passigli

“La traduzione del Rebora è un capolavoro, e noi in Italia non siamo abituati a lavori di tal serietà e finezza d’arte” (Piero Gobetti)

Novelle russe tradotte mirabilmente da un poeta italiano. Su tutte, “Lazzaro” e “Fantasmi”. Nella prima, l’indimenticabile e terribile figura dell’uomo tornato dalla morte, che non può più inserirsi nell’illusione della vita, che non può più scaldarsi e che diffonde intorno a sè l’orrore del vuoto in cui è stato. “…ma le parole, come se insieme col sole s’andasse eclissando anche la vita loro, divenivano pallide e vuote: come se vacillassero sulle gambe malferme, e scivolassero e procombessero, ubriache d’un vino di angoscia e di disperazione. E voragini nere si spalancavan fra esse – quasi ambigue illusioni all’immane vuoto, all’immane tenebra.”

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letteratura ceca

Kratochvil, “Nel cuore delle notti un canto”

KRATOCHVIL JIRI – “Nel cuore delle notti un canto” – Anfora

“… mi rivolgo a lei, ed è come se non facessi altro che raccontarle ininterrottamente tutta le mia vita conformandola alla sua immagine, come se vivessi unicamente per la necessità di raccontargliela e di trasformare il pane e il vino della realtà nella carne e nel sangue di quelle lettere, come se solo attraverso il racconto la realtà prendesse vita (facendosi densa, dolce e dorata) e io non fossi altro che un intermediario, tanto che a volte mi domando con angoscia, c’è qualcos’altro al di là di quelle lettere? e chi sono mai io? sono quello di cui si narra, o sono il narratore, e non ci sarà stata, tanto tempo fa e chissà dove, una casuale sostituzione, e io sarò l’ultimo a saperlo?…”

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letteratura ceca

Fucik, “Scritto sotto la forca”

JULIUS FUCIK – “Scritto sotto la forca” – La Città del Sole

Per Gosta e Nadezda

Nel carcere praghese di Pancrack in mano agli occupanti tedeschi, fra il 1942 e il 1943, fra quotidiane torture e con la certezza di una fine prossima, Julius Fucik, giornalista e scrittore, membro del Comitato Centrale del Partito Comunista Ceco, scrisse il racconto del suo ultimo anno di vita. Possiamo leggere le sue parole grazie al coraggio di alcuni carcerieri e alla determinazione della moglie Gosta, che le cercò e le raccolse al suo ritorno dal campo di sterminio di Ravensbruck.

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